Ma davvero pensiamo che ogni persona non sia un leader?
- Paola e Stefano
La realtà è sempre molto più semplice di come la vediamo e raccontiamo. Husserl con la Fenomenologia, la scienza del fenomeno, ha voluto rispondere alla crisi della sua epoca con il ritorno alle cose stesse recuperando il senso genuino delle esperienze originarie. Questo è possibile, sempre secondo Husserl, solo sospendendo il pregiudizio e il giudizio che impediscono il rapporto diretto con i fenomeni stessi, ovvero con l’esperienza evidente.
Questa breve premessa per arrivare al punto di questo articolo: la realtà è semplice e tutte le persone sono dotate di leadership, ovvero di capacità di influenzare l’ambiente che le circonda per raggiungere degli obiettivi e perseguire la propria #Continuità. Leadership che viene costantemente offuscata e schermata dal pregiudizio (esistono solo i leader predestinati caratterialmente) o dal giudizio (non comprendo chi ho davanti quindi non vale la pena di approfondire la mia conoscenza).
In altre parole non sappiamo cogliere l’esperienza originaria e genuina: ogni persona è un essere biologico e come tale persegue la propria #Continuità, nello spazio e nel tempo, fissando degli obiettivi da raggiungere per sé e per i propri ”connessi” ovvero le persone con le quali decide di avere a che fare e alle quali riservare la propria #Generosità. Obiettivi che consistono in ciò che dal suo punto di vista vale la pena di fare, avere o essere/divenire.
Il desiderio di #Continuità è innato e predominante in ogni persona ed è soggettivo e individuale. Questo lo rende spesso difficilmente interpretabile a prima, e superficiale, vista così come non sempre chiari sono gli obiettivi di fare avere o essere.
Il non saperlo leggere ci porta pericolosamente a decidere che non esiste e a classificare quella persona come soggetto che fluisce nell’ambiente senza alcuno scopo, senza per l’appunto senza leadership.
E se non vedo questa capacità allora questa non esiste e quindi non la affronto, non la gestisco e non la sviluppo ma soprattutto non la traduco in valore per l’organizzazione.
La realtà diventa così poco semplice perché negando la leadership ci inventiamo mille modi complicati per gestire sia la perfomance che la presenza stessa della persona nell’organizzazione. Meno lo comprendiamo più aggiungiamo tecniche progetti assessment percorsi, etc.
Gli strumenti li abbiamo, ad esempio tutti i richiami al ”purpose” al ”what do you really want” molto di moda nel mondo consulenziale in questo momento, che mirano davvero a comprendere l’essenza delle persone. Ma se non ho chiaro lo scopo del loro utilizzo li userò sicuramente male sprecando energia e creando ulteriori malintesi. T. Davenport afferma che la persona non è una risorsa bensì possiede delle risorse che decide se mettere o meno a disposizione dell’organizzazione. E lo decide se queste risorse contribuiscono alla propria #Continuità, quella per la quale vive e si sveglia ogni giorno.
Il vero fine di ogni leader, di ogni manager (mi è sempre meno chiara la distinzione tra le due parole) dovrebbe essere: ho davanti a mia volta un’altra/o leader e voglio, davvero, comprendere di che tipo è la leadership sta esercitando Lo voglio comprendere per scegliere se questa sua leadership è integrabile, è coerente, con la mia e con i miei obiettivi o se, per il bene di entrambi, le nostre strade di debbano separare.
Sarebbe semplice riconoscere l’originalità e la genuinità delle leadership che ci circondano, basterebbe volerlo e assumersene la responsabilità e farlo diventare ”un mio compito”. Allora sì che tutti gli strumenti a nostra disposizione (quelli citati ma anche altri) diventerebbero utili.
Partiamo quindi dalla base definiamo la mission del leader: ho davanti a me degli esseri biologici dotati di leadership di obiettivi di progetti, voglio comprenderli per determinare qual è il miglior ambiente per dar loro la ”Continuità” aumentando al tempo stesso quella del mio team e della mia organizzazione.
Perchè BAATS
BAATS significa aggregazione di idee emozioni e azioni. Per fare questo tutti i nostri progetti hanno un tratto comune, quello di rendere le persone che vi partecipano più:
CONSAPEVOLI: rispetto all’ambiente in cui vivono, alle loro capacità, ai loro strumenti e ai loro obiettivi (e a quello che serve per raggiungerli)
AGILI: lavoriamo seguendo i principi dell’AGILITY, orientamento ai risultati, collaborazione, comunicazione e servant leadership
SOCIALI: ci focalizziamo sull’importanza della relazione e su cosa serve per costruirla, ascolto e negoziazione
CONTINUITY FAN: noi siamo convinti che la Continuità sia il principale obiettivo per ogni organizzazione (dal quale discendono tutti gli altri). Portiamo le persone a interiorizzare questo principio